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Immagine del redattoreMarco Poli

L'importanza di scegliere


Spesso si sente parlare di meditazione come se di meditazione ne esistesse un solo tipo e creando in questo modo un po' di confusione. In realtà non c’è infatti un solo modo di meditare: nei secoli si sono sviluppati decine di metodi e pratiche tra i quali è davvero difficile orientarsi per trovare la strada adatta alla nostra personalità e alle nostre attitudini. Non solo: alcuni tipi di meditazione vanno in una direzione totalmente opposta rispetto ad altri, consigliando tecniche agli antipodi (muoversi o stare fermi, contemplare o esternare, eccetera) per giungere allo stesso risultato finale. La domanda che tutti i neofiti si pongono è quindi sempre la stessa: qual è la tecnica di meditazione che fa per me me?

Non esiste una risposta più giusta di un’altra, l’unico suggerimento è quello di provare e scegliere la propria.


Di seguito un elenco delle tecniche meditative più diffuso con una rapida introduzione. Per chi volesse sperimentare la meditazione Vipassana pura, ricordiamo il nostro corso in 11 serate "Dai respiro alla tua mente" e i ritiri residenziali "Un ponte tra mente e spirito".

  1. Meditazione zen o zazen: è una pratica orientale millenaria che ha come obiettivo principale il rilassamento totale del corpo e della mente per la riscoperta della vera natura dell’uomo. Le origini di questa disciplina risalgono alle esperienze del Buddha Shakyamuni che raggiunse l’Illuminazione intorno al VI secolo a. C. in India. Il termine stesso deriva da zazen, che indica proprio la postura del Buddha.

  2. Meditazione Trascendentale: è una tecnica di meditazione che si pratica attraverso la recitazione di un mantra. Fu ideata dal maestro Maharishi Mahesh Yogi in India nel 1955 e introdotta in occidente alla fine degli anni 60. Per praticarla occorre trovare il mantra più adatto a noi e recitarlo a occhi chiusi per un determinato lasso di tempo ogni giorno. I suoi benefici sono una rinnovata armonia con il nostro essere e con tutto il mondo che ci circonda, oltre ad un senso di tranquillità e pace interiore che ci pervade recitando il nostro mantra.

  3. Meditazione Vipassana: le sue origini risalgono al VI secolo a.C., la pratica affonda le sue radici nel buddismo ed è conosciuta anche come “meditazione consapevole”, basandosi appunto sulla consapevolezza della nostra respirazione. L'esercizio meditativo con Vipassana permette di liberarsi dall'abitudine a reagire (fonte di ogni infelicità) e, attuando una profonda auto-trasformazione, permette di affrontare le vicissitudini della vita in modo più equilibrato". Il termine può essere tradotto con "vedere le cose in profondità, come realmente sono" (e non come vorremmo fossero)

  4. Meditazione Mindfulness: un ramo della meditazione Vipassana, sviluppato intorno agli anni 70 allo scopo di “occidentalizzare” i suoi concetti. La Mindfulness si basa su tre concetti cardine: osservare e non giudicare, il qui e ora (concentrarsi sul presente) e la trasparenza emotiva (analizzare le nostre azioni senza preconcetti). I suoi benefici sono l’annullamento del dolore attraverso la consapevolezza e la totale accettazione di noi stessi.

  5. Meditazione camminata: fu ideata dallo stesso Buddha durante i suoi quarant’anni di risveglio, mentre percorreva a piedi scalzi le varie regioni dell’India. Questa meditazione, come suggerisce il nome stesso, si pratica camminando e ci permette di svuotare la nostra mente dai pensieri superflui durante lo spostamento fisico del corpo, aiutandoci ad arrivare a destinazione con la mente molto più lucida rispetto al punto di partenza. Serve a disciplinare la mente, riorganizzare i pensieri e aiutarci a trovare la pace nel nostro quotidiano movimento.

  6. Meditazione Kundalini: una tecnica di meditazione molto complessa, il cui obiettivo finale è quello di risvegliare l’energia kundalini, ovvero una forma di energia avvolta a spirale sulla base della nostra colonna vertebrale. Ogni sessione di kundalini si concentra su un chakra specifico e mira a risvegliarne o accentuarne i benefici.

  7. Hatha Yoga: haṭha è traducibile con "forza", "ostinazione"; Haṭha Yoga è dunque lo "Yoga della forza", o "Yoga rinforzante", con riferimento al fatto che tale disciplina mira a dare un corpo fisicamente in forma e in buona salute, e ciò allo scopo di poter affrontare più adeguatamente la meditazione. Il fine ultimo resta dunque sempre quello della realizzazione, cioè della liberazione in vita. Fondatore dello Haṭha Yoga è ritenuto essere Gorakhnāth, vissuto intorno al XII secolo, esponente della setta śaiva dei Nātha, o forse dell'ordine ascetico dei Kānphaṭa di cui è comunque ritenuto il fondatore, personaggio di cui sono note molte leggende ma quasi nulla di storicamente accertato.

  8. Ho’oponopono: una tecnica di guarigione hawaiana dalle origini antichissime, che con il tempo si è tramutata in un tipo di meditazione. Similmente alla meditazione trascendentale, si pratica recitando un mantra (che in questo caso è uno soltanto) e viene utilizzata per guarire le ferite interiori, esercitare l’arte del perdono e ritrovare l’armonia con la propria anima.

Cosa aspettate a provare e scegliere la vostra meditazione preferita? E perché non cominciare con la Vipassana in nostra compagnia?

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